Invidiosa #11 - Un Paese che tutto il mondo ci invidia
Ciao, come stai? 😊 È tornata Invidiosa, la newsletter che prova a smontare le rosicate.
Invidiosa si è anche presa una vacanza bella lunga, lo so, ma non è rimasta con le mani in mano. Diciamo che si è messa a fare i compiti, e sta cercando di capire cosa vuole fare da grande. In ogni caso, spero di parlartene presto.
Ma torniamo a noi: com’è andata l’estate? Spero, e lo dico sul serio, che la risposta sia bene: tra tornado, incendi infernali, aeroporti collassati e intere città senza luce e acqua – sì Catania, sto parlando di te –, io ho avuto la sensazione di un punto di non ritorno. Forse sono un po’ tragica, ma la schizofrenia del clima e i prezzi sensibilmente più alti in tutta la penisola mi hanno fatto sentire sull’orlo di qualcosa di nuovo.
Con questo non dico che dobbiamo adattarci a una “nuova normalità”: è un concetto che odio, visto che tantissime cose – come il meteo – stavano decisamente meglio prima. Aspettarsi che tutto torni com’era, però, è ingenuo. Pretendere di fare le cose come le abbiamo fatte fin qui – almeno negli ultimi 60 anni – è capriccioso e irrealistico. È anche per questo che ho sempre trovato la formula “Abbiamo un Paese che tutto il mondo ci invidia” abbastanza inquietante. Sulla carta mostra un grande orgoglio, ma la verità è che spesso nasconde il bisogno di non toccare nulla, di non intervenire più, di lasciare tutto com’è perché è perfetto senza impegno. In Italia, spesso, giustifica un certo livello di sciatteria e abbandono perché si pensa che, in qualche modo, la bellezza, il cibo e l’arte compenseranno. Il mondo che ci invidia, quindi, lo fa perché questa ricchezza intangibile ci permette di vivere bene senza sforzo, di esercitare una certa sprezzatura. La verità, però, è che della bellezza ti devi prendere cura: avere un Paese che tutto il mondo ci invidia è certo un privilegio, ma i patrimoni non gestiti possono diventare una condanna.
Torniamo un attimo a Catania: perché sono saltate luce e acqua per quasi una settimana in una città di 300mila abitanti? No, non sono stati solo i 48° C. Le strutture elettriche hanno ceduto perché troppo obsolete, troppo vecchie. Quando parlo di cura, intendo proprio questo: smettere di dare per scontato. Smettere di fingere che il clima non sia cambiato negli ultimi anni, e smettere di pensare che l’invidia del mondo sia sufficiente per farci sopravvivere.
Rassegna invidiosa
Case, libri, auto e un sacco di cose belle da invidiare.
Com’è andata l’estate dell’Albania, il Post - Chi disprezzava, poi ha comprato
Quest’estate Edi Rama, il primo ministro albanese con uno spiccato senso dell’umorismo, ha postato un meme per rappresentare la mole di turisti italiani che sarebbe arrivata intorno a metà agosto. Tra i nostri prezzi decisamente troppo alti – a parità di servizi abbastanza nella media – e un’inflazione che si è mangiata una grossa fetta del potere di acquisto, molte persone hanno deciso di migrare verso lidi un po’ più accessibili. Ma in Albania cosa pensano, di questa cotta estiva? Quello nato dal turismo “di massa” è un benessere che viene ridistribuito? E questo fatto, cosa dovrebbe dirci sul modo in cui noi stiamo gestendo le nostre risorse?
Social, cartoline e iperturismo, Priscilla De Pace - Il turismo dopo la pandemia
Faccio una premessa: Priscilla de Pace è una saggista che scrive di “tecnologia, nuovi media e società”. Io la leggo sempre dalla sua newsletter una goccia, ma questo articolo è stato scritto proprio per Quants. L’ho trovato un po’ più ostico della newsletter, ma è pieno di dati e riflessioni per capire che diavolo hanno combinato i social al turismo. In qualche modo c’entra l’autenticità – che è praticamente il motore immobile dei social, nonché grande generatore d’invidia – e la disponibilità di esperienze che, fino a qualche anno fa, erano uniche. Non voglio spoilerare troppo, quindi ti lascio con questo passaggio:
“Uno dei video che mi ha colpita di più è stato realizzato a Tokyo da un utente giapponese: nel reel, @jinfromjapan mostra la sua esperienza in un modesto negozietto di udon in un cui la proprietaria, una signora di 85 anni che da più di vent’anni gestisce da sola il locale, offre all’avventore autentiche specialità casalinghe preparate sotto i propri occhi, il tutto per una somma sorprendentemente modesta per gli standard della metropoli. A differenza dei soliti contenuti, il video si apre con un disclaimer inaspettato: «Non voglio che questo ristorante diventi sovraffollato, per favore non andateci», una richiesta che non può non suonare contraddittoria, soprattutto quando si osserva che l’account da cui è stato pubblicato offre regolarmente consigli turistici ai suoi 55 mila follower e che il video in questione è stato uno dei più apprezzati di sempre, arrivando a contare ben 24 milioni di visualizzazioni.”
E quindi, com’è andata quest’estate? Hai pensato tanto all’iperturismo? Io sì, perché sono stata in un posto selvatico che spero rimanga così il più a lungo possibile.
A presto,
Angela
P. S. Queste illustrazioni belle le ha fatte Giovanni Nava, che non ringrazierò mai abbastanza. Lo trovate sempre qui.
© 2023 Angela Cannavò.
Le illustrazioni della newsletter sono di Giovanni Nava.
Se vuoi leggere i vecchi numeri di Invidiosa, trovi tutto in questa pagina.
Insieme a te, leggono questa email 50 persone: tra loro c’è Silvia. Ciao, sono tornata ❤️
E noi due, abbiamo qualcosa da invidiarci?
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