Invidiosa #8 - Una tenda sopra la testa
Ciao 😊 Stai leggendo Invidiosa, la newsletter che guarda male chi sta meglio di te ma adesso lo fa in canottiera.
Da 8 mesi vivo da sola. Dopo quasi 10 anni di convivenza di vario tipo – chi si ricorda del bunker, batta un colpo – ho trovato un monolocale vicino alla metro, in una Milano che nel giro di due anni ha completamente perso la bussola immobiliare. Costa “poco”, è grande ed era già arredato con grande cura e delicatezza. Insomma, una fortuna che onestamente non avrai mai pensato di incrociare. Trovare questo posto ha placato, almeno per ora, il bisogno di comprare casa. Desideravo da anni avere un posto “mio”, ma dalla pandemia – e subito dopo la guerra in Ucraina – acquistare non era più un’opzione: prezzi fuori controllo + tassi d’interesse altrettanto insostenibili. Insomma, benedico la mia situazione attuale, che non rispecchia nemmeno un po’ l’emergenza abitativa che a Milano esiste e che tende a spingere fuori chi questa città la fa ogni giorno. Il problema, però, è sistemico: nella stessa situazione si trovano altre grandi città come Bologna, Roma e Firenze e Napoli.
Che sta succedendo? Sembra che – a differenza di quanto immaginato durante la pandemia - le città non si sono svuotate. Anzi, sono diventate più attraenti che mai. Molte aziende sono tornate a chiedere “la presenza”, così come le università. Insieme a questo, c’è stato un boom degli affitti brevi. Così è partita la corsa alla casa, che ha fatto crescere in modo assurdo i prezzi dell’offerta. Peccato che gli stipendi dei lavoratori non sono cresciuti, e gli studentati non sono certo aumentati durante la pandemia.
Da questo contesto – tagliato un po’ con l’accetta, scusate – è arrivata la protesta delle tende, alle quali il Governo ha risposto con una grossa proposta (finita poi in un nulla di fatto). Tolto questo impegno “dichiarato” – perché poi i 660 milioni promessi sono appunto evaporati – le voci più conservatrici hanno tendenzialmente criticato chi protesta. Ho raccolto alcune delle posizioni più croccanti:
Nicola Porro: “gli studenti universitari sono 1,8 milioni e la gran parte è fuori corso. Come se non bastasse, quasi la metà non paga nulla, mentre gli altri pagano in media 2000 euro di retta. Chi paga quindi i loro studi? Semplice, noi contribuenti sfigati. Quanto ci costa? 9500 euro a cranio. Sì, avete capito bene: in Italia ognuno, tramite le proprie tasse, paga 9500 euro per far studiare anche quei viziati di studenti in tenda che non si lamentano di fare i pendolari.” —> Se fosse così vorrebbe dire che l’Italia investe 600 miliardi € nell’università, l’equivalente del bilancio dello stato. In realtà, stando all’OCSE, l’Italia investe circa 15 miliardi € nell’università: lo 0,9% del PIL.
Luigi Brugnaro: “Chi si fa fregare 700 euro per una stanza non merita di laurearsi all’università” —> Grazie per ammettere la chiara speculazione.
Francesco Giubilei: “Se invece di passare le loro giornate a fare il campeggio in tenda fuori dall’università, certi pseudo studenti passassero il tempo a studiare, potrebbero costruirsi un futuro migliore come fanno migliaia di giovani (tanti pendolari) che con sacrificio frequentano l’università” —> Perché l’università è solo frequentare lezioni, dare esami e farsi venire l’ansia.
Ora, lo so – e lo sapete anche voi – che certe figure usano la polemica come merce di scambio. Quello che mi fa più impressione, però, è il bisogno di sminuire la prospettiva di una vita potenzialmente migliore – due ore di treno per fare avanti e indietro sono ore di vita che nessuno ti restituirà più, per dirne una – con l’invito paternalistico di “fare qualche sacrificio in più e smetterla di rompere le palle”. Come se in qualche modo il banessere della gente che non conosciamo, la loro felicità o anche solo il loro diritto a una vita universitaria dignitosa fosse un assalto al nostro orticello. Ma lo ripeto: qui siamo davanti a professionisti della polemica. Non mi sconvolgono nemmeno quei commenti – tipo “ma è il mercato”, “io se potessi affitterei a 2000 € al mese un monolocale, scemo chi se lo prende” o “la casa è mia e decido io quanto farla pagare a costo di lasciarla vuota”. Quello che più mi preoccupa – proprio perché carico di quel tipo di invidia reazionaria che ha bisogno mantenere uno status quo penoso per tutti – è: “io studio/lavoro come pendolare da X anni, e non mi sono mai lamentato/a.” Questa, per molte persone, è una ragione sufficiente a smorzare il valore delle proteste. Invece di chiedere – non dico nemmeno lottare per – una condizione migliore di base, dovremmo limitarci alla legge che il mercato ci impone. O peggio, azzuffarci tra disperati perché è questo quello che il mercato vuole.
Rassegna invidiosa
Case, libri, auto e un sacco di cose belle da invidiare.
Hippie Tribe - Tanto è tutto finto
Questa pagina Instagram è uno dei miei posti preferiti per sognare e sacramentare. Un po’ perché non ho la pazienza per arredare sul serio una casa – vero, quadri ancora da incorniciare? – un po’ perché dai, quelle case non esistono sul serio. Sono chiaramente dei set, che vengono smontati dopo le necessarie ore di shooting. Okay, posso anche provare ad accettare che sia tutto vero e che avere 37 piante rampicanti attorno al letto non richieda un impianto sottopelle di Autan, ma la verità è che queste foto alimentano altra invidia e senso di colpa. Pace, guarderò un video di papere per consolarmi.
Normalize Normal Homes - Tutto nella norma (?)
Chi ha fatto il mio stesso ragionamento su Hippie Tribe, ma con le case perfette di Pinterest, è Gaia Spizzichini. La sua pagina è nata per prendere in giro l’inaccessibilità – ai più – di quelle foto con tende perfettamente abbinate, con colazioni casalinghe a prova di buffet Costa Crociere, con i pigiami che cadono in modo così blasé-chic nelle foto della domenica mattina. È una sorella di invidia, orgogliosissima della sua ironia “il-re-influencer-è-nudo” e abbastanza decisa a mostrare che forma abbia la “vita vera”. A guidicare dal suo successo, forse ne avevamo bisogno. C’è però un piccolo rischio di “loop” che mi preoccupa: per costruire e curare questa community senza mollare il lavoro, Spizzichini ha detto più volte di aver iniziato a dormire meno o a dirottare il tempo libero sulla pagina. È una sua scelta, certo, ma è una scelta che nasce da come la piattaforma promuove o affossa certi contenuti. Insomma, non mi sembra ci sia una poi così grande scelta.
Mutuo Soccorso Milano - Un'altra idea di casa
Questo numero casalingo potrebbe provocare un po’ di claustrofobia, quindi volevo parlarvi di un gruppo che, con la sua azione politica sul territorio, cerca – tra le mille cose che fa– di prendersi cura di chi una casa non può nemmeno metterla in prospettiva: è l’associazione Mutuo Soccorso Milano. Nata durante la pandemia, l’associazione ha iniziato prima a portare pasti caldi ai senzatetto e alle famiglie in difficoltà. Adesso le attività adesso sono tante e diverse, tutte da consultare sul sito. Frequento poco il centro, per tutta una serie di motivi personali legati a una pessima gestione del tempo, ma davanti a una situazione immobiliare sempre più precaria vedo le loro attività e mi chiedo se la risposta più corretta alla crisi sia quella di ripensare lo spazio delle città. Vi racconto tutto questo perché quest’anno Mutuo Soccorso raccoglie il 5xmille. E io non vedo l’ora di trasformare quei soldi in cene sociali.
Un abbraccio a cielo aperto,
Angela
P.S. queste illustrazioni belle le ha fatte Giovanni Nava, che non ringrazierò mai abbastanza. Lo trovate sempre qui.
© 2023 Angela Cannavò.
Le illustrazioni della newsletter sono di Giovanni Nava.
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