Invidiosa #7 - Tirare i remi in barca
Ciao 😊 È tornata , la newsletter sul rosicare che ogni tanto si prende una pausa senza avvisare.
Mi dispiace essere sparita per quasi un mese, e vi chiedo scusa. Vorrei tanto dare la colpa a mille avventurosi imprevisti, ma la realtà – un po’ come la felicità, a volte – è molto più noiosa: semplicemente, non ero dell’umore giusto.
Mi sono trovata in uno stato di doposbronza emotivo; o meglio ancora un’intossicazione, con la testa che va messa a spurgare per tirare fuori i pensieri guasti. Questo stato, quando arriva, mi svuota completamente. Tutti i piani e le promesse che mi sono fatta saltano: sento un peso sul petto, sono senza respiro e voglio contrastare la forza di gravità il meno possibile. Fuori c’era la primavera; dentro, c’ero io.
Succede. Anzi, penso succeda a chiunque almeno una volta l’anno. Ogni tanto ho bisogno di tirare i remi in barca, tutto qui. Lo so bene, ma non riesco comunque a scrollarmi di dosso l’idea che sto buttando via i miei anni migliori. Mi sembra di essere circondata da gente che fa, che ottiene, crea, produce e realizza, Certo, sicuramente tutti i feed felici sono felici nello stesso modo, ma ogni persona reale è infelice a modo suo (scrivendo questa cosa, ho scoperto che l’incipit di Anna Karenina è anche un principio per verificare un’ipotesi scientifica). E sì, ho mille motivi per essere soddisfatta di quello che ho e che faccio, al punto da sentirmi un’ingrata per non riuscire a godermi il mollacchiume.
Ma c’è altro. Ci sono dei lati del mio carattere che “non funzionano” – prendete “funzionare” con le pinze, eh – rispetto a quelli che potrebbero essere indicati come “tratti per una grande vita di successo”. Mi piace passare il tempo a casa, sono molto pigra e penso che alle persone importi molto poco sapere cosa faccio, cosa mangio, come mi vesto (spoiler: a caso), e cosa ne penso dell’argomento X. Insomma, non sono proprio un soggetto da social. Non c’è niente di male in tutto questo, lo so. E per quanto penso che la natura umana sia migliorabile, bisogna anche riuscire a guardarsi allo specchio e dire “ehi, non sei un peccato capitale”. Nonostante tutto, però, questi aspetti pesano come sassi in tasca, mi tengono ancorata e lontana dal tipo di persona che vorrei essere. O meglio, il tipo di persona che credo di voler essere.
È una cosa difficile da definire a parole, che prende una vera sostanza solo nell’idea del tempo sprecato. Ecco, questo sì che è un ottimo punto di partenza: spreco più tempo a essere me stessa, o a voler essere altro da me?
Lo scopriremo, forse, un giorno.
Rassegna invidiosa
Case, libri, auto e un sacco di cose belle da invidiare.
Come annoiarsi meglio, Pietro Minto - Un manuale semi-pratico
Con la pandemia, il problema della noia ha preso dei contorni più definiti. Abbastanza da suggerire al giornalista Pietro Minto – chi è qui dal primo numero di Invidiosa, se lo ricorderà per la newsletter “Link molto belli” – di capire perché, se la noia è utile alla creatività, ci sembra così insopportabile. Il libro è buono, ma non aspettatevi una rivelazione: si perde un po’ verso la fine, ma è pieno di esercizi e spunti utili. Se volete approfondire, ho scritto una recensione un bel po’ di tempo fa.
P. S. Per chi guarda le copertine: i libri di Blackie Edizioni sono una chicca.
Open to critiche, Armando Testa - La vostra invidia è la mia forza
Sì, arrivo in ritardo ma l’occasione era troppo ghiotta per non parlarne. Per una analisi tecnica su cosa e quanto c’è di sbagliato nella campagna “Open to meraviglia”, vi lascio questa analisi abbastanza precisa di Annamaria Testa. Quello di cui voglio discutere è la scelta di Armando Testa – una delle agenzie pubblicitarie più note e accreditate d’Italia – di rispondere alle critiche comprando una pagina del Corriere della Sera. Ora, cercare di chiarire è un sacrosanto diritto. Cercare di chiarire in modo passivo-aggressivo, tirando in ballo il buon vecchio “tutto va bene, purché se ne parli”, invece è un autogol. Scambiare delle critiche – più o meno sensate, più o meno aggressive – per una manifestazione di invidia è poco maturo e capriccioso, soprattutto per un’agenzia che dovrebbe occuparsi di comunicazione. Poteva essere una buona occasione per spiegare come funziona la creazione di una campagna, dove finiscono i soldi e per dire: ehi, forse dovremmo guardare meno il nostro ombelico creativo. E invece no: quella risposta su carta è diventata l’ennesimo commento da boomer su Facebook.
Come ogni volta, grazie per la pazienza. Prometto di non sparire più. O almeno, la prossima volta avviso. Il vostro cambio di stagione come va?
Abbraccioni,
Angela
P.S. queste illustrazioni belle le ha fatte Giovanni Nava, che non ringrazierò mai abbastanza. Lo trovate sempre qui.
© 2023 Angela Cannavò.
Le illustrazioni della newsletter sono di Giovanni Nava.
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