Invidiosa #2 - Twingo VS Rolex
Ciao 👋
Chi l’avrebbe mai detto: sono di nuovo tra le vostre email. Ovviamente sono in ritardo – dovevo uscire venerdì – , ma mi concedo un progresso alla volta. Iniziamo?
Venerdì scorso ho aperto Instagram trovando una serie di post insensati – almeno fino a quel momento – su Ferrari, Twingo e “femmine isteriche”. Qualche minuto dopo, una collega chiarisce il dramma: Shakira si è tolta un bel po’ di sassolini nella scarpa su Piqué con quello che è, nella pratica, un dissing. Ha scoperto il tradimento di lui e lo ha accusato di averla abbandonata in un momento abbastanza difficile per lei, cioè quando è venuta a galla una presunta - il processo non è ancora iniziato - frode al fisco spagnolo. L’accoglienza che la canzone ha ricevuto è stata abbastanza “mista”: si è andati dalla fabbrica di meme, all’elezione di Shakira come simbolo di una “nuova donna”, alla critica di persona poco matura e sfigata, che avrebbe dovuto gestire il tradimento con diplomazia e riservatezza.
Ora, non tutti i traditi o le tradite sono Shakira: non tutte le persone possono permettersi di fare una scenata di proporzioni così “gigantesche”. Per molte persone, la diplomazia, la riservatezza o la superiorità non sono tanto una scelta, quanto una necessità o un dato di fatto.
Personalmente, io non amo il conflitto e faccio di tutto per evitarlo. Così mi limito a esplosioni private, per scansare eventuali danni collaterali. Per questo non riesco a smettere di pensare che, nonostante le conseguenze, Shakira si sia concessa quello che io percepisco come un lusso. La possibilità di rosicare ad alta voce, di mettere nero su bianco tutta la rabbia senza pensare alle conseguenze. E di farsi vedere invidiosa, volgare e incazzata.
E finisco per chiedermi: se critichiamo la scenata di Shakira perché “non è così che si comporta un’adulta”, non è che stiamo rosicando perché quel casino lì avremmo voluto farlo noi, quando una persona cara ci ha ferito? A quel punto, essere “moralmente superiori” o “praticare l’indifferenza” potrebbe essere una piccola rivincita, una compensazione perché non abbiamo potuto comportarci in un modo sicuramente più di pancia, ma forse molto soddisfacente.
Però – e preparatevi a un volo pindarico di qualità – quando l’anno scorso Olivia Rodrigo si pigliava una bella fetta di fama con un intero “revenge album” contro il fidanzato traditore, il mondo l’ha adorata. Per un sacco di gente – me compresa – è stato come tornare ad avere 14 anni, e non aver mai smesso di soffrire perché Tizio Caio quel giorno ha sorriso alla compagna di classe figa. Tirando fuori tutta quell’amarezza, Rodrigo ha raccolto applausi da tutto il mondo per il suo coraggio e la sua maturità.
Come mai questa accoglienza diversa? In “Sour”, come nell’ultima uscita di Miley Cyrus e in un pezzo della carriera di Beyoncé, il dolore è stato raccontato senza accuse precise. I messaggi erano chiari e tutti conoscono i destinatari, ma la sofferenza era abbastanza distaccata da diventare universale. Questo grado di empatia e di concentrazione sulla propria sofferenza rendono la “vendetta” generalmente più accettata, se non addirittura rispettata. Questo perché c’era meno rabbia, non venivano tirate in causa altre persone o perché la “vaghezza” rende più semplice immedesimarsi?
Onestamente, non lo so. Sono cresciuta anche io - come forse un po’ tutti - pensando che non ci si mette allo stesso livello dei cattivi, che è più nobile camminare qualche metro in su. In momenti come questo, però, mi sembra che la corona di “vincitore morale” sia fatta di plastica colorata.
Rassegna invidiosa
Tre cose che mi hanno fatto pensare all'invidia e dintorni.
Di reali e regali - Altro dalla "revenge week"
Le ultime due settimane si sono portate dietro altri “affondi” di persone che non sembrano voler sotterrare l’ascia di guerra.
Miley Cyrus, per esempio, ha fatto passare un bel po’ di tempo prima di parlare del suo divorzio nell’ultimo singolo – “Flowers” – uscito proprio il giorno del compleanno dell’ex marito Liam Hemsworth (il fratello di Thor, per capirci). La canzone – senza accuse esplicite, appunto – riprende il ritornello di “When I was your man” di Bruno Mars e la melodia ricorda una sempreverde “I will survive” di Gloria Gaynor. C’è molta meno rabbia, ma il succo è quello: il dolore è sempre una grande fonte di ispirazione.
Vale la stessa cosa anche per “Spare – Il minore”, scritto dal Principe Harry in collaborazione con J. R. Moehringer? Al momento, i pareri sono divisi tra chi pensa che Harry Windsor voglia solo farsi pubblicità e chi crede che “fare chiarezza” sia un buon modo per affrontare il passato. Io non ho ancora deciso se lo leggerò o meno: non credo contenga chissà quale verità. Mi intriga sapere però perché, nonostante quel passato lì, si continuino a fare gli stessi errori.
L’amica geniale - Essere due ragazze incredibili negli anni '50 a Napoli: cosa potrà mai andare storto?
Dopo averci girato attorno per anni, ho finalmente iniziato a leggere “L’amica geniale”. La serie, con quell’ossessionante colonna sonora, mi è sempre piaciuta, ma non ho mai veramente capito perché finché non ho iniziato i libri. Non era per Napoli, per la nostalgia dell’Italia del “boom” – vero solo per alcune persone – o per una narrazione tutta al femminile. Il punto è che ho sempre voluto sapere se Elena, la protagonista, sarebbe sopravvissuta alla battaglia invisibile ingaggiata con l’amica-rivale Raffaella. Voglio sapere dove le porterà l’affetto e come le distruggerà, o le farà autodistruggere, l’invidia.
Ho scritto una guida - Dentro ci sono quei libri che, nel 2022, hanno letto TUTTI tranne me
Se avete la sensazione che le persone attorno a voi leggano molto di più di voi, la vostra percezione è sbagliata fino a un certo punto. In Italia, come riporta Il Libraio, si legge sempre meno. In compenso, chi leggeva tanto prima – più di 12 libri l’anno – ha cominciato a leggere molto di più, portando la media a 17 libri l’anno. Per come si sta costruendo il mercato, poi, si ha la sensazione di rimanere sempre abbastanza indietro rispetto ai casi editoriali e novità. Io, sicuramente, non sono immune a questa sensazione di ritardo. Se volete sapere cosa mi sono persa, il link è nel titolo del paragrafo.
Per questa uscita, direi che è abbastanza. So che il discorso Shakira smuove emozioni forti – l’Enoteca Divino ne è testimone – e credo sia abbastanza normale: siamo stati tutti lì, almeno una volta e le nostre vite ci hanno dato abbastanza elementi per scegliere quale canzone mettere in canna.
Se volete raccontarmi cosa ne pensate anche voi, la mia email è sempre aperta.
Ciao ciao,
Angela
P.S. queste illustrazioni belle le ha fatte Giovanni Nava, che non ringrazierò mai abbastanza. Lo trovate sempre qui.
© 2023 Angela Cannavò.
Le illustrazioni della newsletter sono di Giovanni Nava.
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